domenica 17 marzo 2013

LISA uno e... mezzo

Non crediamo che l'Apple LISA, il primo computer commerciale ad interfaccia grafica venduto da Apple al grande pubblico, abbia bisogno di presentazioni. Molti sapranno anche che tale macchina è stata proposta in due principali versioni: il LISA 1, il primo modello con due floppy drive da 5"25, ed il LISA 2 dove i due drive erano stati sostituiti con un minifloppy da 3"5 e 400K di capacità oltre ad altri piccoli aggiornamenti interni ed esterni. Il più evidente era la sostituzione della maschera frontale con una dal nuovo design (principalmente per la necessità di modificare le fessure di accesso al drive floppy. Qualcuno saprà anche che, al momento dell'introduzione del LISA 2, la Apple pensò anche ai vecchi utenti proponendo un kit di trasformazione da "uno" a "due". In fondo si trattava solo di sostituire il blocco floppy, cambiare il frontale, rimuovere una resistenza e poco altro. Bene. E cosa ha a che vedere questo con noi? Recentemente è stato acquisito un altro esemplare di LISA, a prima vista un LISA 2 analogo agli altri già in nostro possesso... o forse no.
Il model number AS6B100P sembra indicare che si tratti di un LISA 1, anche il formato del numero di serie  ed il date code sembrano corrispondere: 83165, che potrebbe indicare prodotto il 165esimo giorno del 1983. Ci sarebbe stato bisogno di qualche ulteriore conferma ma, ahimé, la macchina non funzionava a causa del classico problema di corrosione dovuto alla perdita di elettrolito dalle batterie. Ad un primo esame e grazie a qualche prova incrociata ecco come si presentava il resoconto:
Scheda di I/O, motherboard, floppy drive e scheda RAM n.1 = KO.
Scheda CPU, alimentatore, video, scheda RAM n.2 e schedina LisaLite = OK.
Il primo intervento è stato eseguito sulla scheda di I/O, notoriamente il componente più soggetto a rovinarsi. Dopo una accurata pulizia e la verifica che il COP421 era a posto (altrimenti sarebbe stato inutile proseguire) sono state ricostruite le piste interrotte saldando del filo wirewrap, un lavoro impegnativo che ha richiesto il test di tutte le piste con alla mano lo schema elettrico. Il danno principale era l'interruzione del collegamento ad un diodo zener connesso a sua volta al COP421. Venendo a mancare la tensione di riferimento, non solo il softswitch non funzionava, ma il computer si accendeva da solo appena inserita la presa di corrente! Il risultato è stato incoraggiante, ma non ancora risolutivo, con evidenti problemi video e blocco nella fase di boot.


La seconda scheda più disastrata era sicuramente la motherboard che funge da backplane per le altre schede ma ha anche il compito di smistare i vari segnali. Purtroppo non esiste uno schema elettrico organico ma solo indicazioni frammentarie. Tale scheda monta un 74LS132 (quadrupla porta NAND) al quale afferiscono segnali e sincronismi video ed era proprio una linea interrotta su tale chip a causare il problema di sincronismo, mentre altre linee corrose impedivano il corretto funzionamento del mouse. Ancora una volta la soluzione è stata la ricostruzione con wirewrap. La riparazione della scheda RAM n.1 è stata al momento bypassata in quanto la macchina può funzionare anche con una scheda sola. Il floppy drive necessitava solo di una bella pulita e lubrificata, in quanto il grasso originale si era "incollato" ai meccanismi impedendone il corretto funzionamento. Il risultato finale (non scevro da una certa soddisfazione) è riportato nella figura seguente.


Ma alla fine, tornando al nostro dubbio esistenziale, questo è un LISA 2 o un LISA 1? L'esame delle schede interne sembra indicare che sia proprio un LISA 1: le ROM della scheda CPU sono ancora nella rara revisione C e ciò che sembra cancellare ogni dubbio è il fatto che all'avvio la macchina chiede di scegliere il disco di partenza non tra singolo drive floppy o hard disk (come in ogni LISA 2) ma tra i drive A e B da 5"25, così come avveniva in origine nel LISA 1. Non sappiamo se la conversione sia avvenuta direttamente alla Apple prima della commercializzazione oppure sia stata una decisione dell'utente a seguito della proposta di upgrade. Sarebbe sicuramente eccitante riuscire a riportare questo esemplare nello stato originale, mancando solo del frontale primo tipo e della coppia di Twiggy drives, pur con la chiara difficoltà a reperire tali parte al giorno d'oggi.

Un regalo dalla Danimarca


Ci è giunto un insolito quanto inaspettato regalo dalla terra di Amleto, un piccolo home computer Lambda 8300 risalente indicativamente al 1983. Si tratta di un clone del Sinclair ZX-81 prodotto ad Hong Kong o Taiwan (già all'epoca i cinesi si distinguevano per l'abilità di copiare!) potenziato in alcuni aspetti, quali maggior memoria, la possibilità di gestire qualche colore ed un piccolo beeper interno. La tastiera in gomma sostituisce quella a sfioramento, ricordando più l'equivalente dello Spectrum che il piccolo Sinclair da 1K, e sopratutto ha un collegamento decente alla scheda madre al posto della classica membrana tristemente soggetta a lacerarsi. L'interno colpisce per il numero ridotto di componenti: quattro, cinque integrati al massimo ed è tutto lì. L'esterno si distingue per le diverse tonalità di verde che spiccano sul fondo bianco. Insieme al computer ci è giunta la sua espansione di memoria originale, 16K per provare il brivido della programmazione avanzata. Stato di funzionamento? Connettore di alimentazione un po' "farlocco" ma per il resto tutto in ordine. 
Verdetto: un simpatico e singolare home salvato da una sicura tritatura.

sabato 13 ottobre 2012

Il tempo delle mele

Grazie al titolare di uno storico negozio Apple, presente fin dal 1979 ed ancora in attività, oggi è stato il giorno di una sontuosa acquisizione di materiale contraddistinto dal logo della mela morsicata. Fa  sicuramente bella mostra di se un esemplare di Apple Lisa 2/5 che necessita di un pit stop (cambio olio,  filtro e gomme) prima di essere rimesso in carreggiata. Lo accompagna un hard disk ProFile con un completo kit in scatola per l'installazione su Apple IIe, una scheda parallela per Lisa, un drive da 400K per Macintosh, un keypad numerico per Apple IIe, manualistica e software per Apple III... insomma una bella e singolare macedonia dove un frutto solo spicca su tutti.
Ed ora... al lavoro (tanto per cambiare)!

Family portrait del materiale Apple

domenica 23 settembre 2012

Olivetti M20 - Quando si dice "preso per i capelli"

"Prendere qualcuno per i capelli" è una espressione che significa essere riusciti a salvarlo per un pelo, quasi in punto di morte. Immaginate un Olivetti M20, la singolare macchina con la quale l'Olivetti entrò nel mondo dei personal computer nel 1982, che vi stà precipitando davanti... vi lanciate, prima che si sfracelli, ad afferrarlo per il cavo e... il cavo non c'è! Beh, il subitaneo risveglio in un bagno di sudore sarebbe l'obbligo se non che, in questo, caso il sollievo è solo a metà: questo M20 infatti è arrivato veramente malridotto. E' probabile che sia stato recuperato da una discarica o da un cassonetto, con un destino già segnato, poiché qualcuno aveva provveduto a tagliarne il cavo di alimentazione e quello video per recuperare (immaginiamo) circa 2 centesimi di rame.

Le condizioni non certo da vetrina dell'Olivetti M20 così com'è arrivato.
Lo scempio dei cavi fatto da chi recupera rame.
 L'Olivetti M20 ha il pregio (sigh!) di poter essere accoppiato solo al suo monitor originale. La versione monocromatica richiede il solo cavo video, mentre la versione a colori prende l'alimentazione da un secondo cavo proveniente dall'M20. Fortuna voleva che fosse qui disponibile un monitor monocromatico per M20 recuperato tempo addietro ed accomunato dalla stessa sorte, ovvero il taglio del cavo video. Non c'è che dire, una coppia perfetta da sposare. Ma un matrimonio alquanto difficile da celebrare. L'accurata pulizia con annesso completo smontaggio della macchina era il minimo dovuto, ma la parte più ostica che si presentava era di certo la ricostruzione dei cavi. Si inizia con l'alimentazione: da un breve studio dei connettori a vite interni e dalle informazioni reperibili in rete si ricava la figura seguente.

L'intrigo di cavi della sezione di alimentazione.

Una buona notizia: tutti connettori a vite, nessuna saldatura. Un generico cavo di alimentazione da PC d'epoca è il sostituto ideale e permette di ripristinare la "luce" velocemente. 3...2...1... contatto: l'M20 si accende e riporta dei bip diagnostici, segno che qualcosa non va ma almeno è vivo. Poteva andare peggio, no?
E' il turno della parte più complessa: la ricostruzione del cavo video. A complicare le cose, il fatto che lo spezzone di connettore lasciato (gentilmente) attaccato al connettore video è quello di un monitor a colori, mentre dobbiamo accoppiarlo con un monitor monocromatico. E' stato necessario un certo studio delle piedinature (diverse per i due monitor) ed estrarre i pin dal connettore volante per riorganizzarli, ma alla fine, con un po' di pazienza e l'aiuto di una serie di morsetti a coccodrillo, si riesce ad effettuare un collegamento (precario ma coerente) tra macchina e video. Dopo un controllo triplo (d'obbligo, dato che il monitor prende l'alimentazione dal connettore video e non vogliamo certo friggere qualcosa!) giunge il sospirato momento dell'accensione e... il monitor funziona, nonostante il lungo periodo di inattività.
Ciò che non funziona è invece l'M20, che mostra un unico carattere, un rombo, e non procede oltre. Si tratta di un problema alla memoria, meno grave del previsto perché coinvolge una delle schede di RAM aggiuntive. Si può quindi riconfigurare la macchina con la sola memoria base, ma dato che gli integrati 4116 non mancano è l'occasione buona per riparare la scheda, restituendo al computer i meritati 32K aggiuntivi. Resta il fatto che la soluzione temporanea per il cavo video deve essere sanata. Interviene gentilmente Giuliano di Varese che ci invia il cavo di un Olivetti L1 opportunamente re-intestato con un connettore ad 8 poli per l'inserimento nel monitor: adesso l'M20 ha di nuovo un monitor come si deve. Ci invia anche una copia del sistema operativo PCOS, che la macchina si guarda bene dal caricare con successo. Una ulteriore sessione di lavoro (l'ultima?) riguarda la pulizia dei drive (che non risolve il problema) e lo studio dei jumper della motherboard: la rivelazione è che un errato settaggio impediva il caricamento dei dischetti da DSDD 320K. Con l'agognato boot sembrerebbe finita... sembrerebbe. Perché buona parte dei tasti non rispondono. Si prefigura un'ulteriore smontaggio, quello della tastiera, che viene completamente messa a nudo.

La tastiera prima della pulizia esterna ed interna.
Cosa stavate facendo l'8 ottobre del 1982? Non so voi, ma qualcuno stava apponendo l'etichetta con la data su questa tastiera. Una piccola finestra sulla storia di questo esemplare. Rimossa la contropiastra inferiore della tastiera e puliti i contatti dorati con un po' di alcool, i problemi di digitazione scompaiono. E' veramente finita (no, dico, è veramente finita??). L'immagine finale condensa tutti gli sforzi fatti e restituisce alla piena funzionalità un irriconoscibile M20 che era stato preso, probabilmente, sull'orlo di un compattatore. Preso per i capelli, appunto.




martedì 21 agosto 2012

Amnesie prima parte

Se vi chiedessero qual'è la parte più importante di un computer, probabilmente rispondereste senza esitare "la CPU". Senza cervello infatti (nel nostro caso senza una unità logica capace di elaborare le informazioni) non si andrebbe molto lontano. E' però altrettanto importante avere un luogo dove memorizzare queste informazioni mentre le si elabora. Perché pensare con i riflessi di un bradipo sarebbe ugualmente di poca utilità. La memoria è quindi l'inscindibile elemento che deve accompagnare il processore. Mentre la morte della CPU blocca completamente il funzionamento di un computer, l'avaria della memoria può rivelare i comportamenti più strani. La prima amnesia che illustriamo è quella che ha colpito un Commodore SX-64.
Questa affascinante versione portatile (epiteto ben lontano dalla portabilità odierna) condivide il 99% dell'architettura logica con il più comune Commodore 64. In esso, i singoli chip di RAM non controllano ciascuno un'area specifica di memoria, ma alcuni bit di ogni singolo byte per cui i problemi che possono verificarsi dipendono da cosa si rompe e come si rompe. 
Lo zoccolo inserito nella posizione del chip da sostituire
Se il problema coinvolge qualcosa nella parte bassa della memoria (diciamo il primo KByte), dove il Kernal tiene le sue variabili, il risultato può essere il blocco della macchina, oppure un messaggio di ?OUT OF MEMORY ERROR all'accensione. Problemi più in alto nella mappa della memoria possono non pregiudicare il boot, ma la memoria mostrata sarà più o meno inferiore ai canonici 38911 Bytes Free, ed è il caso in esame. L'integrato colpevole può essere agevolmente individuato tramite una cartuccia diagnostica. L'unico problema può scaturire dal fatto che la siglatura del chip nello schema elettrico differisce tra il Commodore SX-64 ed il Commodore 64, e la maggior parte delle cartucce diagnostiche riportano quest'ultima. Dal confronto dei due schemi è stato comunque relativamente semplice risalire al chip equivalente. L'SX-64 è un capolavoro di incastri e la sostituzione del chip ha richiesto lo smontaggio di buona parte della macchina in modo da estrarre la scheda CPU. La rimozione del chip può essere fatta tramite dissaldatura dell'intero integrato oppure tagliando direttamente i piedini per poi rimuoverli successivamente. Dato che il chip era guasto per certo, si è optato per la seconda soluzione. Lo spazio non abbonda di certo nell'SX-64 ma è sufficiente per poter installare uno zoccolo, operazione da eseguire sempre quando si sostituisce un componente. Alla fine delle operazioni il risultato è stato 38911 BYTES FREE. Ed un cervello di silicio che ha ritrovato tutta la sua memoria.

sabato 18 agosto 2012

Tic, tic, tic...


Il connettore della tastiera ripristinato
Benvenuto in Macintosh!
Ingranaggi di espulsione
...questo è tutto quello che faceva un simpatico ma, ahimè, moribondo Macintosh Plus quando è arrivato sul tavolo operatorio. Ed era un peccato, perché le condizioni estetiche erano oltremodo buone, ed era stato salvato, da chi ce lo aveva ceduto, da un triste destino (tradotto: riciclaggio forzato, nella migliore delle ipotesi). 
Tic, tic, tic... schermo spento, nessun suono, solo quel ticchettio. E' in realtà il circuito di protezione dell'alimentatore interno che, avendo rilevato una sovracorrente dovuta ad un corto circuito, spenge la macchina e poi ci riprova, possibilmente in eterno. Un semplice multimetro ed il pinout dei connettori ha presto permesso di incolpare la scheda madre. Ad un esame più attento, il problema si è rivelato essere nel connettore della tastiera dove tutti e 4 i contatti erano stati piegati finendo per toccarsi insieme. E' occorsa un bel po' di pazienza per cercare di ricostruire la disposizione originale, ma alla fine il premio è stato non più tic, tic, tic ma... BONG! Il suono di avvio del Mac. Suono di avvio accompagnato però da nessun video. Niente di grave per fortuna, solo una saldatura crepata da ritoccare sulla sezione video analogica. Adesso il Macintosh chiedeva felicemente il dischetto di avvio. 
Un dischetto però, che non avrebbe mai potuto espellere, in quanto l'improvvisa rottura di un ingranaggio ha portato il motorino di espulsione a girare a vuoto sensa sosta, cosa che sarebbe continuata fino al verificarsi di una delle seguenti condizioni: A) giorno del giudizio (con annessa distruzione del motorino) o B) fusione dello stesso. Lo smontaggio ha rivelato lo schianto imperdonabile di una delle rotelle di plastica responsabile dell'espulsione. Il ricambio è stato prelevato da un drive Apple con la logica guasta che ha funto da donatore (non sappiamo quanto accondiscendente). Alla fine di questa lunga giornata il risultato è stato... "Benvenuto in Macintosh!". 
Una frase che ripaga sempre di ogni sforzo.

Hello World


Benvenuti. E' alquanto difficile scegliere un'immagine che rappresenti universalmente la storia dell'informatica personale. Ci sono macchine che sono state più o meno importanti, ci sono eventi che sono stati più o meno importanti, e ci sono persone che sono state importanti. Più e meno. Ma la caratteristica comune ad ognuno di questi aspetti è che forse, senza un programma e senza un utente, nessuna di queste macchine sarebbe in fondo servita a gran che. E allora perché non aprire con il programma più semplice, più universale e più digitato al mondo. Quel "Hello World" che tutti noi utenti abbiamo almeno una volta digitato e che tutti i vecchi computer hanno almeno una volta fatto girare.
Salve mondo.
Il blog di www.museopc.it apre gli occhi, un bit alla volta. E' uno spazio dove espandere eventi e novità, acquisizioni ed approfondimenti, ma sopratutto tecnica e riparazioni che non possono trovare adeguato dettaglio nei trafiletti del sito principale. Che tuttavia vi invitiamo a non trascurare ma anzi, come sempre, a visitare e supportare, con tutte le sue attività.
Dedicato alle macchine che hanno fatto la storia dell'informatica personale. Ed anche alle persone. Non solo quelle che tale storia hanno scritto, ma anche a chi quell'informatica l'ha vissuta ed utilizzata. 
E forse tornerà ad usarla ancora.